Una pratica antica diffusa in buona parte del pianeta, sacrale o salutare, estetica o atletica. Ovunque fossero disponibili piante con semi o frutti ricchi di oli, le culture locali le hanno poste nel pantheon riservato agli dei che riversano doni sugli uomini. Doni prometeici, assimilati al fuoco e non a caso usati sin dalla più remota antichità come combustibile per torce e lanterne. Sulle pareti delle grotte dove si tracciavano le geografie paleolitiche umane e animali rimangono tracce del fumo e sul pavimento i gusci dei semi usati per spremere l’olio. Doni altamente nutrienti, ricchi di energia, da accumulare e proteggere per i periodi dell’anno più avari di cibo. Doni per la cura delle malattie, mescolati a piante medicinali o a minerali, risanatori di ferite, contusioni, parassitosi e di tanti altri disturbi. Doni anche per la bellezza: per detergere la pelle, per metterne in evidenza la salute e la scultura di muscoli allenati, per impastare pigmenti minerali e vegetali da applicare sul viso o sul corpo. Con il passare del tempo, si sa, le culture si modificano e ciò che prima era ritenuto segno distintivo di bellezza assume ora un non so che di sgradevole, ciò che era “unto dagli dei” appare allora semplicemente “unticcio”, quasi sporco.
Negli ultimi anni si è però andata sviluppando una divaricazione fra l’ampio segmento del mercato dei prodotti industriali in linea con precostituiti canoni estetici e quello più piccolo – ma in costante crescita – che percorre la via della riconciliazione fra usi tradizionali provenienti da tutte le culture e le risultanze della ricerca scientifica che molto spesso coincidono con gli antichi saperi. Ecco quindi che gli oli e i burri vegetali, i gel naturali ottenuti da piante, gli oli essenziali e molti altri fitoderivati riconquistano il loro spazio elettivo per l’estetica e la cura della pelle.
Ci occuperemo qui soprattutto degli oli vegetali per mettere sotto la lente alcune loro caratteristiche salienti in relazione alla pelle e alle mucose. Innanzitutto, di cosa sono fatti gli oli vegetali? Salvo eccezioni, i principali costituenti lipidici sono trigliceridi, formati da acidi grassi di diversa lunghezza e struttura, insaturi o saturi, legati al glicerolo. L’olio di Jojoba si distingue per la presenza di alte percentuali di cere, nello specifico di alcoli legati ad acidi grassi. In quasi tutti gli oli vegetali sono presenti quantità più o meno rilevanti di sostanze liposolubili quali steroli, triterpeni, carotenoidi che costituiscono la frazione insaponificabile, insieme a polifenoli e tracce di oli essenziali. La composizione lipidica e quella degli insaponificabili determina molte delle caratteristiche chimico-fisiche, biologiche e farmacologiche di ciascun olio vegetale (OV). La principale specificità chimico-fisica degli OV è quella di possedere scarsissima affinità nei confronti dell’acqua e delle sostanze che si sciolgono in acqua (idrofile).
Ciò determina l’immiscibilità e l’insolubilità degli OV con l’acqua. Se pensiamo alle cellule con cui gli OV entrano in contatto, queste sono costituite dal citoplasma che contiene un’alta percentuale di acqua, contornato da una membrana composta da fosfolipidi, steroli e altre molecole che hanno affinità per i costituenti degli OV (lipofili). Quando applichiamo un OV sulla pelle, il contatto primario avviene proprio con le membrane cellulari e i componenti dell’olio di fatto si “sciolgono” mescolandosi con quelli della membrana, seppure ciascuno con una velocità e modalità differenti. Alcuni composti possono essere poi introdotti all’interno della cellula, mentre altri migrano da una cellula all’altra seguendo vie preferenziali costituite dalle giunzioni fra le diverse membrane. Ricordiamoci che l’epidermide è costituita da diversi strati cellulari che, a partire dal più profondo – lo strato basale – sono formati da cellule sempre meno vitali e sempre più appiattite e colme di proteine dotate di numerose proprietà protettive nei confronti dell’ambiente esterno. Le cellule dello strato corneo, quello più superficiale, sono lo scudo più esposto all’usura e via via si sfaldano e si disperdono. Nelle mucose la situazione è un poco diversa in quanto, ad esempio, manca lo strato corneo e l’ambiente che le circonda è permanentemente ricco d’acqua.
Facciamo un’importante considerazione: gli OV applicati sugli epiteli in quantità ridotta vengono rapidamente diffusi e assorbiti, non ristagnano e quindi da una parte riducono la dispersione d’acqua dai tessuti verso l’esterno ma al contempo non impediscono gli scambi gassosi di biossido di carbonio e di ossigeno. La quantità ideale può variare da poche gocce a un cucchiaino da tè a seconda del tipo di OV, della problematica e dell’estensione dell’area su cui si effettua il trattamento. L’applicazione di quantità elevate di OV, viceversa, tende a provocare una sorta di impermeabilizzazione che riduce fortemente gli scambi di gas e di acqua fra le cellule epiteliali e l’esterno. Lo stesso vale anche per unguenti e pomate, per l’abbondanza di fase lipidica (oleosa), meno per le creme più ricche di acqua. Rimane comunque valido ciò che si è detto in precedenza e che può essere sintetizzato con un antico proverbio: “il troppo stroppia” che è il contrario di un altro, più appetito e praticato, che raccomanda: “melius est abundare quam deficere” – meglio abbondare che scarseggiare – che vale per tante cose ma non per gli OV.
È chiaro che quanto detto ha valore generale e che per usare al meglio gli OV è opportuno distinguere le specificità di ciascuno. Non a caso nell’ambito della cosmesi gli OV vengono classificati ad esempio in base al loro “indice comedogenico” cioè alla loro tendenza ad occludere i dotti sebacei, a favorire la formazione di comedoni e ad alimentarne i processi infiammatori. Si va da valori elevati per l’OV di Germe di grano o del burro di Cocco o di Cacao a indici comedogenici quasi pari a zero per OV Argan e Karité.
Vale qui la pena di presentare alcuni esempi pratici di utilizzo di diversi OV soprattutto in relazione a epidermidi e mucose problematiche.
L’OV di Sacha Inchi è ricco di omega-3, omega-6 e steroli in proporzioni bilanciate. Considerato un olio “secco”, penetra rapidamente nella cute e nelle mucose, ha un’azione normalizzante, riepitelizzante, attivante del microcircolo. È adatto per pelli secche, miste o disomogenee in cui vi sono aree normali, altre rilassate, altre granulose o inspessite o desquamanti, rughe, smagliature e per le tendenze infiammatorie ed erosive, anche atopiche, di cute, cuoio capelluto e mucose. Ad esempio, sempre tenendo conto dell’estensione della zona da trattare, possono bastare da 3 a 6 gocce per la fronte, all’attaccatura dei capelli, in presenza di dermatite seborroica. Per le mucose può essere usato da solo oppure mescolato al momento con gel di Aloe. Anche in questo caso sono sufficienti piccole quantità.
L’OV di Nigella, applicato in piccole dosi è un ottimo antinfiammatorio con azione profonda che agisce anche sui connettivi dermici, le cartilagini e le articolazioni. È particolarmente indicato per la cute sensibile alle infezioni, alle manifestazioni allergiche come le orticarie, alle disimmunosi – ad esempio la psoriasi – e alle discromie (macchie cutanee). Può essere impiegato per massaggi nelle infiammazioni muscolari e articolari, come rivitalizzante del cuoio capelluto e per rinforzare unghie e capelli.
Anche l’OV di Kukui è un olio penetrante, non untuoso. Rigenera, struttura, normalizza la composizione lipidica di epidermide e derma, rafforza l’effetto barriera degli epiteli. È un ottimo antinfiammatorio per la pelle irritata, inspessita, desquamante e lesa (es. psoriasi, ragadi, fissurazioni). Utile anche per i capelli nella cui struttura penetra a fondo rigenerandoli e aiutando a districare capelli aggrovigliati e con nodi, anche con punte secche.
L’OV di Argan è nutriente, protettivo del film lipidico dell’epidermide, rigenerante cutaneo, antiageing, rassodante. Conserva l’elasticità della pelle e rallenta l’invecchiamento cutaneo (pelli secche, devitalizzate e atoniche, mature, segnate).
L’aggiunta di oli essenziali (OE) agli oli vegetali, se realizzata con conoscenza di causa, aggiunge numerosi vantaggi dovuti alle proprietà specifiche di ciascuno di essi. Contrariamente a ciò che generalmente si pensa, gli OE non sono tutti irritanti, si pensi all’OE di Lavanda, di Rosa o di Geranio.
Anche in questo caso sono sufficienti piccole quantità di olio essenziale miscelato in un OV per ottenere una preparazione efficace e sicura. Possiamo dunque recuperare le pratiche “oleo-aromaterapeutiche” tradizionali corroborate dagli studi scientifici per fornire un supporto preventivo e integrativo centrato sulla persona e sulle sue specifiche problematiche. L’importante è, come sempre, documentarsi, conoscere e appoggiarsi a validi professionisti.
Dr. Massimo Rossi,
Consulente Fitomedical
Biologo e Consulente aziendale