L’UROLOGO – Dottor Stefano Lauretti

La sua esperienza sul Lichen. «Di Lichen mi occupo dal 2014 e riguardo alla percezione che si ha rispetto alla malattia farei una distinzione tra il medico e gli specialisti e i pazienti. Grazie all’attività informativa fatta in questi anni nel campo dell’urologia, gli specialisti hanno maggiore conoscenza e sensibilità. Il medico di base meno, perché molto spesso nemmeno visita il paziente e raramente è in grado di suggerirgli una visita approfondita. Poi ci sono i pazienti che essendo maschi hanno meno attenzione alla prevenzione. La maggior parte dei pazienti viene da me con tempi di presenza della patologia di almeno sei mesi. Prima si attribuiva questo tipo di ritardo alla burocrazia, alle liste di attesa, alla difficoltà della diagnosi, però non è sempre così; spesso è anche una situazione sottostimata, nelle persone anziane ancora di più, perché una diminuita attività sessuale fa prestare meno attenzione».

Come reagiscono gli uomini al Lichen. «La loro è una presa di conoscenza. Non sono prettamente sconvolti e in questo un po’ incide il fatto che nel maschio l’intervento di circoncisione, in larga percentuale, può risolvere il problema sia funzionale sia della patologia. Diverso è se sono presenti aderenze o neoplasie, che oltre a limitare l’attività sessuale incidono anche sulla psicologia, essendo sottoposti a controlli e cure. Resta il fatto che la patologia è comunque sottostimata e non è facile avere il polso di quello che può essere l’aspetto informativo, divulgativo, preventivo e assistenziale».

L’importanza della prevenzione. «Oltre alla necessità di sottoporsi regolarmente a delle visite specialistiche, dovremmo educare gli uomini a una corretta igiene e al fatto che ci sono condizioni, come il diabete, la psoriasi, le malattie autoimmunitarie, che possono predisporre i pazienti a problematiche urinarie importanti. Una buona educazione sanitaria, non particolarmente complessa, può facilitare una diagnosi precoce e quindi quanto più è precoce la diagnosi, tanto migliore può essere il trattamento».

Il ruolo di LISCLEA. «LISCLEA ha un ruolo importante nella comunicazione e nella sensibilizzazione, poiché riesce a coinvolgere molti pazienti e loro familiari. Negli anni abbiamo visto che la partecipazione maschile è ridotta rispetto a quella femminile, a consolidare quel retaggio culturale tipico del nostro Paese dove certi argomenti sono ancora tabù. Negli uomini c’è una scarsa attitudine a mettersi in gioco».

Il miglior percorso. «A mio avviso la gestione migliore della patologia dovrebbe avvenire in un unico centro, all’interno del quale il paziente, seguito dai vari specialisti (urologo per gli uomini, ginecologo per le donne, dermatologo, chirurgo plastico) riceve la diagnosi, la cura e il supporto psicologico. Tutto in un unico luogo, senza dover accedere a più centri e conoscere di volta in volta diverse persone. Su tutto però vige una condizione: la tempestività della visita e la necessità che il medico di base visiti le persone e le indirizzi immediatamente allo specialista. Quello che in prima battuta è un problema risolvibile con una circoncisione, può diventare nel tempo un problema serio di salute. Il paziente può andare incontro più facilmente a complicazioni gravi e tutto questo per superficialità o cavilli burocratici».