La Storia di Sebastiano
Sebastiano ha quarantatré anni, è originario della Calabria ma da sei anni si è trasferito a Roma per lavoro, essendo un operatore socio sanitario. Ed è proprio durante il trasferimento che comincia ad avere i primi sintomi: «Avevo difficoltà nei rapporti intimi e notai delle macchie bianche. Per questo andai al Pronto Soccorso». Inizia in quel momento un periodo di consulti, analisi, diagnosi e terapie che non portano a nessuna soluzione. Sebastiano continua ad avere fastidio, prurito, lesioni, difficoltà nell’avere rapporti e nell’urinare. La fimosi diventa sempre più serrata, la macchia bianca aumenta, motivo per il quale inizia a mangiare e a trovare nel cibo un’alternativa al suo dolore.
Dopo diverse visite, gli viene consigliato di fare la circoncisione ed è proprio il giorno dell’intervento che il chirurgo, che fino ad allora non lo conosceva, visitandolo scopre il Lichen. «Mi è cascato il mondo addosso, non conoscevo cosa fosse questa malattia». Sebastiano viene operato: «Pensavo che con la circoncisione risolvessi il problema, ma non è stato così. Certo stavo meglio e non avevo più la fimosi, ma non era finita. Mi consigliarono allora una consulenza con il chirurgo plastico per capire se fossi idoneo al programma PRP».
Sebastiano risulta idoneo e dopo due anni, nel febbraio 2023, effettua la prima iniezione. «Ho iniziato ad avere un po’ di sollievo subito dopo. A marzo 2023 feci la terza seduta. Da maggio dello scorso anno mi sembra di essere rinato. Certo non mancano gli accorgimenti: continuo a prendere la vitamina E, uso creme e oli idratanti. Ma mi sento meglio».
Anche Sebastiano conferma che di Lichen si parla poco: «Durante le sedute di PRP ero di solito l’unico maschio insieme a tante donne. Una situazione imbarazzante, specie per me che sono una persona timida e introversa. Quella situazione però mi faceva capire che forse le donne sono più attente e si sottopongono ai controlli più facilmente rispetto a noi uomini. Il Lichen però non si deve sottovalutare. È una malattia infima, che può anche degenerare in un tumore. E poi influisce sulla vita di tutti i giorni. La mia fortuna è stata quella di avere accanto una donna, mia moglie, che mi ha capito, mi ha supportato e mi ha accompagnato sempre. Però ammetto che non è stato facile. I primi anni sono stati pesanti, non ne parlavo e trovavo nei dolci un sollievo. Oggi è diverso, ne parlo tranquillamente e cerco di dare consigli agli uomini che come me hanno la stessa malattia. Tra di noi è come se fossimo uno specchio: tu ti puoi riconoscere in loro e loro si possono riconoscere in te».