Innesto di tessuto adiposo nel Lichen Scleroso Vulvare: miglioramento stabile nel tempo
Innesto di tessuto adiposo nella zona vulvare: la soddisfazione di numerose pazienti con Lichen Scleroso (LS) è documentata da pubblicazioni scientifiche e rilevabile fino a 11 anni dopo l’intervento. Un team multidisciplinare del IRCCS Ca’ Granda di Milano, composto da Boero, Brambilla, Di Loreto, Cetera, Cipriani, Boggio, Monti, Libutti, Caia e Parazzini, ha condotto uno studio retrospettivo osservazionale su 71 donne con LS sottoposte ad un particolare intervento di lipostruttura vulvare ideato dal Dottor Brambilla, specialista in chirurgia plastica rigenerativa. La tecnica consiste nel prelievo di frammenti cellulari adiposi di piccole dimensioni, tali frammenti, opportunamente trattati, vengono poi impiantati con metodica di lisi percutanea, ovvero con un particolare ago che serve “ad aprire i tessuti” rendendoli morbidi. I dati rivelano che la medicina rigenerativa può rappresentare una valida opzione terapeutica in casi selezionati di Lichen Scleroso Vulvare. Vediamo in che modo.
In cosa consiste l’innesto di tessuto adiposo
Il tessuto adiposo da innestare viene asportato da una parte del corpo della paziente come la coscia, l’addome o il ginocchio. La procedura avviene mediante una cannula sottile che permette di aspirare il grasso, trattarlo ed iniettarlo nei tessuti vulvari affetti da malattia. Il dolore del post intervento può essere tenuto sotto controllo mediante comuni farmaci analgesici. L’innesto cutaneo di tessuto adiposo riduce l’infiammazione, favorisce la rigenerazione dei tessuti, aumenta lo spessore della mucosa e riduce il dolore dovuto al Lichen Scleroso. Con la tecnica descritta sono state necessarie da 2 a 4 sedute per ogni paziente, a distanza di 4 mesi l’una dall’altra e, diversi anni dopo il trattamento, molte pazienti riferiscono di avvertirne ancora i benefici.
Lo studio retrospettivo osservazionale
Presso l’Ospedale Ca’ Granda di Milano, 85 donne affette da LS e malattie simili sono state sottoposte a microinnnesto adipsoso e lisi percutanea di tessuto adiposo. Tutte le donne sono state operate dallo stesso operatore (il Dottor Brambilla) e controllate dallo stesso gruppo di ginecologhe (capitanate dalla Dott.ssa Boero). Per questo, grazie all’assenza di variabili procedurali e all’uniformità di controllo, il lavoro ha assunto un alto valore scientifico. L’obiettivo principale dello studio era rilevare la soddisfazione delle pazienti a distanza di anni dal trattamento chirurgico. Per questo, prima e dopo l’intervento, sono stati rilevati i sintomi tipici della malattia, così come il benessere psicosessuale, l’idratazione vulvare ed il controllo del dolore. Tale indagine è stata condotta attraverso: visita medica, vulvoscopia, biopsia vulvare e somministrazione di questionari validati. Ciascuna paziente è stata sottoposta al numero minimo di procedure chirurgiche ritenute necessarie per ottenere un miglioramento in termini di sintomi e/o di elasticità cutanea. Tre mesi dopo ogni procedura, le pazienti che hanno riportato un miglioramento parziale, ma non completo, sono state invitate a sottoporsi ad un ulteriore trattamento con innesto di tessuto adiposo, che è stato eseguito almeno 4 mesi dopo la procedura precedente.
La soddisfazione delle pazienti
L’88,7% delle pazienti del Ca’ Granda si è dichiarata molto soddisfatta della procedura. Tutti i sintomi sono migliorati dopo l’intervento; in particolare, la differenza è risultata statisticamente significativa per prurito, bruciore e dolore ai rapporti sessuali. Anche la funzione sessuale è migliorata al momento della rivalutazione, così come i sintomi depressivi e ansiosi. Le pazienti hanno inoltre riferito una significativa riduzione della necessità di utilizzare pomate al cortisone.
Risultati clinici
Il confronto delle distorsioni anatomiche prima e dopo l’intervento chirurgico ha mostrato una progressione quasi assente delle stesse, anche nelle donne il cui follow-up è stato più lungo. Questo risultato è estremamente incoraggiante, considerando la natura cronica e progressiva del LS vulvare.
Nelle biopsie post-operatorie, l’infiltrato infiammatorio era stabile o ridotto. La maggior parte dei pazienti ha presentato una riduzione dell’infiammazione e della fibrosi dopo l’intervento, mentre la riduzione delle fibre elastiche e l’assenza di recettori estrogenici sono state riscontrate in più della metà dei pazienti dopo l’intervento. Inoltre non sono stati trovati casi di evoluzione cancerosa.
Conclusioni incoraggianti
I principali punti di forza di questo studio consistono nella considerevole dimensione del campione, rispetto a quella di altri studi simili, e nella durata del follow-up. Inoltre, la valutazione post-operatoria comprendeva anche un’analisi istologica, che permette uno studio obiettivo delle conseguenze dell’intervento.
In questa ricerca, la maggior parte delle pazienti affette da LS vulvare si è dichiarata soddisfatta per l’innesto di grasso ed i tassi di soddisfazione sono rimasti elevati fino a 11 anni dopo l’intervento.
La terapia di prima scelta per il Lichen Scleroso Vulvare rimane il trattamento topico con pomate al cortisone, ma l’innesto di tessuto adiposo può fornire un valore aggiunto in termini di miglioramento della riduzione dello stato infiammatorio, della funzione sessuale e del benessere psicologico.
Bisogni insoddisfatti: perché cercare nuove cure
Sebbene le pomate al cortisone riducono i sintomi del LS fino al 70% delle donne, molte di esse manifestano distorsioni anatomiche che limitano l’espletamento dei bisogni fondamentali. Inoltre, a lungo andare, i cortisonici provocano atrofia che può aggravare l’assottigliamento dei tessuti con conseguenti microlesioni, prurito e dolore. La funzione sessuale, può essere compromessa dalla malattia in tre modi:
- L’atrofia della pelle può causare lacerazioni;
- Il conseguente dolore, e la paura del dolore, possono ridurre l’eccitazione e la lubrificazione e causare una contrazione dei muscoli pelvici;
- Le distorsioni anatomiche possono rappresentare un ostacolo meccanico al rapporto penetrativo.
Per questo motivo è molto importante cercare nuove cure per questa patologia rara.
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